Zamora

Il nostro parere

Zamora (2024) ITA di Neri Marcorè


Anni ’60. Walter Vismara è il contabile di una piccola fabbrica di provincia. Trasferitosi per necessità a Milano si trova a lavorare in un’azienda il cui proprietario è fissato con il calcio e tiene tantissimo al fatto che i suoi dipendenti disputino ogni anno una partita. A una delle due squadre che dovranno affrontarsi manca però il portiere e Walter, per assecondare i voleri del boss, finge di esserlo. Dovrà però cercare di trovare una soluzione prima dell’incontro.


“Zamora” rappresenta un esordio significativo per Neri Marcorè nel mondo della regia cinematografica, trasportando il pubblico in una Milano effervescente degli anni ’60. La pellicola riesce a catturare con delicatezza sia l’atmosfera nostalgica dei tempi passati che la vivacità della Milano in piena espansione economica anche se tende talvolta al clichè che un po’ idealizzano l’ambiente.

Uno dei punti di forza del film risiede nelle performance degli attori, con Alberto Paradossi che offre un’interpretazione convincente del protagonista Walter Vismara, e Neri Marcorè stesso nel ruolo dell’ex portiere Giorgio Cavazzoni, fornendo una dimensione di profondità emotiva al racconto. Marta Gastini brilla nel ruolo di Ada, la collega di Walter, aggiungendo una sottile ma significativa dimensione romantica alla trama.

Marcorè dimostra una sensibilità particolare nel cogliere le sfumature della vita quotidiana e nel rappresentare la complessità delle relazioni umane. Tuttavia, si può lamentare una mancanza di audacia nel trattare temi più complessi (i rapporti di lavoro, le realtà aziendali) che avrebbero potuto arricchire ulteriormente la trama.

Queste mancanze potrebbero aver limitato il pieno potenziale del film, lasciando alcuni spunti non sfruttati e alcune tematiche solo accennate anziché esplorate in profondità. L’aver poi coinvolto attori televisivi nel ripetere i loro personaggi ha certamente indebolito l’aspetto narrativo poiché si è voluto puntare sul bozzetto e sulla gag facile piuttosto che dare un connotato realistico. Il personaggio del Tosetto assume così una nota di simpatia che stride sulla sua protervia che, con un altro attore, sarebbe parsa giustamente intollerabile.

“Zamora” riesce a trasmettere un messaggio di speranza e resilienza attraverso lo sport che il regista riesce a giostrare felicemente anche se manca una connotazione precisa che faccia uscire l’opera da una benevola considerazione ad una reale impressione che invece sfugge.

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