Un paese quasi perfetto (2015) ITA di Massimo Gaudioso
Un paesino di montagna dove i pochi abitanti non lavorano da molto tempo, a seguito della chiusura della miniera, devono convincere un medico a trasferirsi da loro affinchè un’azienda porti la propria sede lì per beneficiare dei fondi europei. Individuato il medico, Gianluca, lo imbrogliano fingendo di essere tutto quello che l’uomo, da sempre, ricerca.
Una fiaba contemporanea sullo stile di Benvenuti al Sud: questo è quanto propone Massimo Gaudioso, peraltro sceneggiatore del famoso film di cui ripete stile e contenuti. Con una bella iniezione di buonismo, Gaudioso dipinge un mondo idilliaco che non esiste, un’Italia rurale e bucolica piena di buoni sentimenti. Il mito del buon selvaggio che redime chi è contaminato dalla “civiltà” (in questo caso il Gianluca di Fabio Volo) funziona ancora per una commedia senza troppe pretese e idee. Silvio Orlando e Buccirosso sono le colonne portanti di una sceneggiatura un po’ prevedibile che fa sorridere senza incidere. Deludente Fabio Volo, particolarmente bloccato nel ruolo del medico di buon cuore. Inutile la storia d’amore.
Eppure Gaudioso mostra ben altro quando lavora con Garrone con cui ha scritto tutti i suoi film, compreso l’ultimo Dogman che ha una visione ben differente dell’animo umano. Forse il difetto sta nel fatto che si tratta del terzo remake di un film canadese del 2003. In attesa che risolva il suo dualismo, ammesso che sia necessario, dobbiamo far notare che come regia ci siamo appena.