Tutte le mie notti (2018) ITA di Manfredi Lucibello
Durante una notte d’inverno, lungo le strade di una città di mare deserta, Veronica e Sara si incontrano ed inaspettatamente cambiano per sempre le loro vite tra segreti, bugie e paure.
Lucibello esordisce alla regia guidato dall’appoggio produttivo dei fratelli Manetti con un thriller psicologico impostato come un dramma da camera, con tre soli personaggi al centro della scena che parlano di un quarto convitato di pietra alla loro angosciante notte. La sceneggiatura porge alcuni spunti interessanti ma lo svolgimento risulta poco efficace nel suo sviluppo finale.
Il compitino è svolto certamente in modo sufficiente grazie alla pulizia della fotografia ma sembra più un trattato su come si girano le scene in un giallo, più che una reale costruzione del set per restituire il malessere dei personaggi. Il film è peraltro centrato sulla contrapposizione tra due donne, mentre l’unico personaggio maschile (Alessio Boni) compare solo sul finale. Il confronto serrato si poggia però su una sola gamba (la Bobulova) mentre la Porcaroli non regge la scena e neppure la complessità del carattere, una sfida troppo grande per una recitazione così acerba e poco profonda.
Le scene iniziali, la villa asettica, il campo di frumento che ospita l’ultima fuga di Sara sono tutte location sfruttate adeguatamente in cui Lucibello fa mostra delle sue conoscenze cinematografiche e della sua perizia tecnica, cercando di utilizzare le diverse inquadrature con fluidità.
Si tratta sempre di un compitino, fatto con gusto accettabile e senza difetti enormi. Non resta nella memoria.