Tolo tolo – Nel continente nero

Il nostro parere

Tolo tolo (2019) ITA di Luca Medici

Dopo che il suo ristorante di sushi è fallito miseramente, Checco deve scappare dai suoi creditori e decide di rifugiarsi in Africa, dove si improvvisa cameriere in una struttura alberghiera.

Il successo travolgente di Quo vado era davvero difficile da superare. Zalone ha probabilmente scelto di cambiare la natura delle sue opere lasciando parte degli aspetti macchiettistici e del politicamente scorretto (restato comunque per sottolineare le parti comiche) per privilegiare una narrazione più classica capace di affrontare anche problemi socio-politici come l’immigrazione. A questo contribuisce senz’altro la collaborazione con Paolo Virzì con cui ha costruito la sceneggiatura.

Zalone deve però fare ridere e se manca questo aspetto il pubblico non può che rimanere deluso. E non ha affatto torto se si considera la prima parte del film che è debole, incapace com’è di scegliere tra la comicità surreale e provocatoria del protagonista e la commedia di carattere sociologico, tipica proprio del regista livornese e debitrice a pieno titolo della commedia all’italiana.

Questo compromesso funziona al ribasso e per una buona mezz’ora si aspetta inutilmente lo stimolo di una risata, la zampata graffiante dell’attore pugliese. Paradossalmente, poi, nonostante l’equivoco non venga sciolto, Zalone ingrana e la narrazione si fa più fluida  e riuscita, al punto che la parte finale è probabilmente quanto di meglio abbia fatto nella sua carriera cinematografica.

Non c’è però la risata grassa, i motivi del grande successo presso il pubblico che non badava alla trama minimalista, alla regia abbastanza piatta al semplice servizio del mattatore. Se l’obiettivo fosse stato questo, saremmo di fronte ad un fallimento, ma non è così. Zalone ha voluto tentare il salto della maturità, per sfuggire all’eterna ripetizione che lo avrebbe certamente ingabbiato.

Il fatto che abbia girato solo 5 film in 11 anni, dimostra la sua diversità rispetto ai Pieraccioni che hanno esaurito la loro vena sfornando pellicole a ripetizione in cui hanno continuato a ripetere i propri clichè perdendo sempre più qualità e pubblico.

Il tentativo di uscire dai confini (non solo nelle ambientazioni) con gusto citazionista, inserendo il musical e il cartone animato, dimostra la volontà di salire di livello, di giungere al completamento di un percorso iniziato 11 anni prima. Il risultato è ancora incerto e zoppicante, ma è un  nuovo inizio che vale la pena valorizzare.

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