Thor – Love and Thunder (2022) USA di Taika Waititi
La ricerca di Thor verso una dimensione di pace interiore è interrotta dall’arrivo del killer galattico Gorr the God Butcher, votato a distruggere tutti gli dei. Thor unirà così le sue forze con Valchiria, Korg e la ex-fidanzata Jane Foster che gli dimostrerà la sua unicità.
Incontriamo il nostro fragoroso dio nordico Thor in un percorso di guarigione dopo che ha perso il coraggio che aveva in “Avengers: Endgame” e la gente di Asgard si è stabilita in una città portuale chiamata New Asgard dopo che il loro regno è stato distrutto. Il loro leader, la carismatica Re Valchiria, li ha aiutati ad acclimatarsi alla vita sulla Terra, che include l’essere un’attrazione turistica. Con l’assistenza dei Guardiani della Galassia in una breve apparizione, Thor torna in forma e scatena un massacro stilizzato brandendo la sua ascia Stormbreaker. Ma non ha nessuno con cui condividere la vittoria e si è rassegnato a non trovare il vero amore.
Il film reintroduce quindi un eroe più interessante in Jane Foster, la fidanzata terrestre di Thor. Ora brandisce i pezzi restaurati del martello di Thor, Mjolnir, trasformandosi in un supereroe al femminile. Ogni volta che usa il potere, questo toglie la sua capacità umana, il che è tanto più devastante dato che apprendiamo che ha un cancro al quarto stadio. Sia nel suo stato umano che in quello eroico, la performance di Portman spiega perché è bello rivedere Jane.
Scritto in collaborazione da Waititi con Jennifer Kaytin Robinson, “Thor: Love and Thunder” è esilarante, travolgente e rinfrescante pieno, anche se ha troppi svolazzi, di una forza positiva. Ricco di gag e strabordante di cultura pop, fa però di questa ricchezza una grande confusione vagando spesso per la trama senza un’idea precisa. Si passa dalla crudeltà del cattivo, al suo cuore tenero di padre con disarmante facilità, così come si cambia continuamente registro ad ogni momento. Azione e comicità si mescolano talvolta senza soluzioni di continuità come in una programmaticità studiata a tavolino. Sembra che gli autori abbiano scientificamente diviso l’opera in sezioni comiche e avventurose senza curarsi della omogeneità della trama.
Il più grande risultato di “Thor: Love and Thunder”, a parte il modo in cui Waititi prende in giro la trilogia di “Star Wars”, riguarda il suo uso audace del colore. Non sono solo le sfumature strabilianti, che qui includono soldati di Zeus che vomitano sangue d’oro, o una sequenza di combattimenti in bianco e nero tra Gorr e Thor su un minuscolo pianeta che drena i colori utilizzando selezionati di luce blu con grande effetto.
Questo sequel non è privo di qualità, ma Waititi non ha voluto, o forse non ha potuto, liberare le idee più originali e divertenti.