Third person. Incroci slegati

Il nostro parere

Third person (2014) USA di Paul Haggis

Essere stati sceneggiatori spesso incoraggia i futuri registi a lasciarsi affascinare troppo dal copione perdendo di vista l’interesse del pubblico per l’immagine. Haggis è un regista che costruisce film corali in cui storie diverse si intrecciano fino a trovare un punto catartico che dà il senso all’opera. In passato ha addirittura vinto l’Oscar per Crash (misteriosa però la valutazione che ha portato l’Academy a premiarlo), ma il suo meglio è sempre venuto dai testi, soprattutto per quel piccolo capolavoro che è Million dollar baby.

L’intreccio che racconta in Third person è affascinante, soprattutto nella sua fase conclusiva dove le tre vicende si sciolgono in una. Per arrivare allo scioglimento della trama bisogna però passare attraverso le forche caudine di un inizio poco interessante e narcotico. Se l’idea di base è notevole, il percorso creato per arrivarci è impervio e algido, molto difettoso soprattutto nella sua parte romana, assolutamente banale. Sarà una specie di maledizione ma sembra che le produzioni ultime a Roma (To Rome with love di Allen e Prega, mangia, ama di Murphy) degli americani brillino per inconsistenza e sciatteria.

In pratica i difetti superano di gran lunga i pochissimi pregi, fino a far definire questo film un’occasione mancata ed una tappa infelice del percorso artistico di Haggis.

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