The Elephant man (1981) UK di David Lynch
‘800. A causa di una malattia molto rara che gli ha dato sembianze mostruose, il giovane John Merrick viene esposto come “uomo elefante” e trattato come una bestia. E’ qui che Merrick viene scoperto dal dottor Treves, un chirurgo del London Hospita. Portato in ospedale, John si rivela ben presto agli occhi di Treves come un uomo di intelligenza superiore e di animo raffinato e sensibile.
Quando Lynch non era ancora Lynch e le sue storie non seguivano il flusso ardito della sua coscienza, sapeva emozionare con un film elegante e mostruoso. Affogato in un bianco e nero di grande rigore e di luci taglienti, Elephant man è un film di attori e di atmosfere. La deformità di John, infatti, è molto inferiore alla deformità del mondo esterno dove esseri abietti si approfittano dei più deboli per il proprio misero viaggiare. Le suggestioni del film si completano in un cast di assoluta affidabilità a partire dal John Hurt seppellito nel trucco ma capace di toccante sensibilità così come sono di alto valore Anthony Hopkins e, in un ruolo tutt’altro che marginale, una magnifica Anne Bancroft.
La contrapposizione metaforica tra l’animo poetico del “mostro” e la mostruosità della normalità è data senza slanci onirici (che pure non mancano) eccessivi e fuorvianti, affidandosi ad una visionarietà funzionale alla narrazione. Proprio per questo motivo addolora e avvicina al personaggio, realmente esistito, e ci commuove.