Suspiria (1977) ITA di Dario Argento
Una giovane americana arriva in un’importante scuola di danza a Friburgo. Subito cominciano terribili e misteriose morti, in un’atmosfera impregnata di malvagità e magia. Gli efferati delitti spingono la ragazza ad indagare, scoprendo che la scuola è in realtà stregata e le insegnanti sono streghe dedite a pratiche demoniache.
Ad Argento non interessa seguire una logica narrativa, supportare l’opera con una sceneggiatura credibile e interpretazioni intense. L’autore punta soprattutto sull’impatto che l’immagine, il suono e il grand guignol hanno sul pubblico. In questo senso sono estremamente funzionali le musiche dei Goblin, insieme al notevole lavoro del direttore della fotografia Luciano Tovoli e alla scenografia di Bassan, vere protagoniste del clima torbido e suggestivo che il film ispira. Si tratta di un vero e proprio delirio neogotico che autorizza ogni spericolata acrobazia della macchina da presa, nonchè l’attenzione esasperata sul dettaglio sanguinolento, sulla violenza dell’omicidio. Nulla a che vedere con la brutalità degli effetti di oggi: siamo ancora ai primordi. Ciò non di meno, Argento trova un nuovo filone del thriller che Morandini chiama “assordante”.
Dispiace piuttosto vedere Alida Valli recitare in modo enfatico e sovraeccitato, mentre Jessica Harper sgrana gli occhioni e poco più.