Storia di mia moglie

Il nostro parere

Storia di mia moglie (2021) UNG di Ildiko Enyedi


Il capitano olandese Jakob beve con un amico in un bar. Ubriachi, i due scommettono che Jacob sposerà la prossima donna che varcherà la porta. Questa è la francese Lizzy. Jakob la sposa e inizia una storia d’amore lunga e tormentata.


La regista, già acclamata per “Corpo e anima”, sembra voler esplorare ancora una volta le complessità delle relazioni amorose, ma stavolta con un approccio che oscilla tra il dramma intimo e una sottile satira sociale. C’è una tensione costante che pervade il film, alimentata da un crescendo di gelosia e sospetto, che però, dopo un inizio promettente, tende a disperdersi in un intreccio che fatica a mantenere alta l’attenzione dello spettatore.

I personaggi, pur interpretati con competenza da un cast solido, risultano talvolta distanti. Il protagonista Jakob Störr, marinaio ruvido e ossessionato dal controllo, è ritratto come una metafora della mascolinità in crisi, ma la sua evoluzione resta spesso tratteggiata in modo superficiale. Lizzy, interpretata da Léa Seydoux, rimane un enigma, la cui ambiguità finisce per sembrare più un limite narrativo che una scelta voluta.

Nonostante questi aspetti, il film riesce a recuperare una certa tensione nella parte finale, con scene che riaccendono l’interesse attraverso svolte narrative improvvise e inattese. Enyedi dimostra ancora una volta la sua abilità nel creare mondi complessi e ricchi di sfumature, ma questa volta il risultato è meno coeso rispetto alle sue opere precedenti.

Storia di mia moglie rappresenta un esperimento affascinante che, pur non riuscendo sempre a centrare il bersaglio, offre uno sguardo interessante sulle dinamiche umane e sulle incertezze che caratterizzano le relazioni affettive. Enyedi continua a rivelarsi una regista di grande talento.

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