Star wars – L’ascesa di Skywalker (2019) USA di J.J. Abrams
Gli ultimi membri sopravvissuti della Resistenza affrontano il Primo Ordine mentre Rey, Finn e Poe Dameron continuano il proprio viaggio. La grande battaglia conclusiva ha finalmente inizio.
40 anni, 9 film (più gli spin off) e tanti registi da George Lucas a J.J. Abrams. In sintesi così si potrebbe definire la saga più leggendaria della storia del cinema. Arrivare in fondo è costato qualche polemica e molte delusioni perchè, come sempre accade, chiudere qualcosa di mitico comporta deludere molti dei fan che, nella loro testa, presagivano una diversa conclusione.
La trama si ricollega direttamente alla prima trilogia, quasi denegando i due precedenti episodi. In particolare, Gli ultimi Jedi sono in parte considerati ma spesso bypassati. Infatti, Abrams sceglie di abbandonare alcuni personaggi cercando in primo luogo di chiudere il cerchio, portando tutte le linee narrative alla conclusione. L’accumulo di queste vicende rende talvolta difficoltoso districarsi in mezzo ai tantissimi personaggi presi e ripresi, gioco che sarà sicuramente amato dagli esegeti della “forza” ma crea difficoltà alla maggior parte del pubblico, non ancora nato ai tempi della seconda trilogia.
La concitazione e la confusione portati da questa scelta predomina nella parte iniziale. E’ nel lungo finale che Abrams fa finalmente chiarezza (una volta chiusi i conti con le precedenti storie) e si concentra totalmente sul personaggio di Rey e sulla tematica più semplice ed evidente: la lotta del bene contro il male, ovvero il lato chiaro ed il lato oscuro della forza.
Una scelta che, per quanto semplificatoria, riconnette idealmente quest’ultima trilogia alla prima in cui lo spirito lucasiano si incarnava nella necessaria affermazione della legge morale dentro d noi, unico strumento per giungere alla libertà di essere chi vogliamo.
Ritorna in pratica l’eterno quesito del lascito che ognuno di noi lascia e la necessità interiore di confrontarsi con le proprie origini, la propria famiglia. Come Luke ha dovuto fare i conti con il padre, ormai chiuso nella maschera di Vader, così anche Rey e Ben, nella diade finalmente accettata, devono entrare nel flusso del tempo, accettando il passato dentro di sè. Forse è la stessa cosa che metaforicamente Abrams compie con Lucas accettandone l’eredità e rendendola personale stilisticamente.
E mai come in questo film abbiamo apprezzato la misura nel riportare in vita un personaggio con il computer. Carrie Fisher ricompare per il giusto definitivo omaggio.