Split (2016) USA di M. Night Shyamalan
Shyamalan cerca sempre di ripetere il successo che lo ha lanciato, l’inimitabile Sesto senso. Inimitabile per l’effetto degli incassi, non si parla in questo caso della qualità. Ora cerca di recuperare un minimo di credibilità inventando uno psicopatico che rapisce tre adolescenti. Le ragazze, dopo un iniziale sbandamento, capiscono che l’uomo è posseduto da diverse personalità che si alternano davanti a loro con in comune la predizione dell’arrivo della Bestia. Chi sia questa Bestia diventa più chiaro durante i colloqui di Kevin, così si chiama lo psicopatico, con la sua psichiatra.
Nel frattempo le tre giovani cercano di fuggire venendo sempre riprese. La personalità di Kevin scivola sempre di più verso gli aspetti negativi che diventano, poco alla volta, predominanti. La stessa psichiatra afferra il peggioramento della condizione del suo paziente, preoccupandosi della sua incolumità, senza sospettare minimamente di quanto la situazione sia precipitata. Solo Casey, una delle giovani, riesce a mantenere la calma, stabilendo rapporti con alcune personalità dell’uomo. Casey racchiude in sè un segreto che la tormenta e che in questa occasione tende ad emergere nuovamente. Fino all’irreparabile.
Shyamalan vuole sorprendere ma non riesce praticamente mai ad uscire dall’anonimato di pellicole con argomenti disturbanti, ma girati con professionalità e rigore. Niente altro. La sorpresa non c’è mai (semmai la noia) e la convenzionalità soffoca tutto in un’attesa non proprio snervante. McAvoy si cimenta in una sfida difficile con successo.