Silence (2017) USA di Martin Scorsese
Un film atteso molti anni, l’ultimo di Martin Scorsese, ma completamente eccentrico rispetto alla sua produzione. Due gesuiti, nel seicento, raggiungono il Giappone per riportare il cristianesimo scacciato dalla inquisizione, ritrovando il proprio maestro, Ferreira, che si dice abbia abiurato la propria fede durante le torture. I due trovano comunità credenti ma vengono presto catturati e dovranno affrontare le terribili punizioni pensate dall’inquisitore. In particolare, Rodriguez viene preso di mira per farlo crollare….
Film di grande complessità, in cui emerge un’attenzione alla composizione visiva, alla distribuzione geometrica degli elementi della scena dominate da una regia misurata, formalmente impeccabile. Per quanto fuori dai normali percorsi urbani del regista, Silence ha in comune con le opere di Scorsese, la presenza di un protagonista che deve necessariamente fare i conti con se stesso per affrontare i troppi dilemmi etici che gli si propongono. Il rapporto con il divino e la spiritualità, il contrasto con la carnalità dell’esperienza che si allontana dal sentire teorico per calare in una realtà cruda e spietata. Nelle altre opere era la Mafia, la violenza urbana, qua invece sono le torture orribili inflitte ai credenti per sradicare ciò che i giapponesi ritenevano “un pericolo” per la loro cultura, per la stessa esistenza della società feudale su cui si poggiavano.
Dal confronto tra l’inquisitore e padre Rodriguez emerge però chiaro come le due posizioni presentano altrettante mostruosità, a fronte di accettabili motivazioni. Non vi è un vincitore perchè non interessa a Scorsese dare ragione a qualcuno, ma forse evidenziare come i sistemi brutali di controllo sono egualmente limitati. Mentre si parlano, sembra di vedere contrapposti Matt Damon e Mark Wahlberg nella scena conclusiva di The departed. I due rappresentano le parti in causa, entrambi professano buona fede e ragioni valide, ma entrambi scelgono la via sbagliata per affermare le proprie idee.
Forse non è il miglior film di Scorsese ma la regia è di alto livello, la rappresentazione scenica è avvolgente, impressionante in alcuni momenti. Forse non è il suo miglior film ma è sempre una dichiarazione d’amore alla settima arte.