Shang Chi e la leggenda dei dieci anelli – Asian superhero

Il nostro parere

Shang Chi e la leggenda dei dieci anelli (2021) USA di Destin Daniel Cretton

Shang Chi, maestro di una variante Kung Fu che utilizza le armi, è costretto ad affrontare il suo passato dopo essere stato convinto ad unirsi alla misteriosa organizzazione dei Dieci Anelli.

I Marvel Studios mescolano ormai con abilità il genere dei supereroi con gli altri. Dal thriller di cospirazione in “Captain America: The Winter Soldier” alla commedia tra amici in “Thor: Ragnarok” all’opera spaziale in “Guardiani della Galassia”, Kevin Feige e i vari scrittori, registi, montatori, attori, compositori, cineasti e altro ancora che lavorano su questi giganteschi blockbuster collocano individui straordinari in una serie di quadri generici in cui abilità eccezionali e una bussola morale incrollabile vincono.

All’interno di questa formula consolidata con oltre 20 film, c’è il rischio di essere ripetitivi e di generare noia. Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings punta sulla stilistica del film di arti marziali. Cretton si appoggia alle opportunità offerte da questo genere spaziando tra il fantasy wuxia, le avventure di kung fu e le commedie d’azione di Jackie Chan. Le sequenze di combattimento, coreografate da Andy Cheng, sono balletti al punto che la macchina da presa cattura lo squisito movimento del corpo umano e allo stesso tempo attira lo spettatore in questo movimento.

La famiglia costituisce la tensione centrale del film. Il rapporto padre-figlio e sorella-fratello creano dei contrasti in cui i personaggi si mostrano come esseri umani palpabili e reali. Forse gli interpreti sono talvolta deboli. Ad un Tony Leung splendido si contrappone troppo timidamente Simu Liu. Awkwafina, nei panni della migliore amica di Shaun, è una conferma grazie ad un personaggio che dà al pubblico leggerezza e risate.

Come “Black Panther”, questo film dimostra il mondo variegato rappresentato dalla Marvel e, sebbene sia certamente tutto al servizio di una multinazionale profondamente problematica, è comunque incoraggiante vedere l’intrattenimento mainstream rendere mainstream la diversità.

 

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email