Secret team 355 (USA) 2021 di Simon Kinberg
L’agente della CIA Mason Brown si trova costretto a unire le forze con un agente tedesco rivale, uno specialista di computer all’avanguardia e uno psicologo colombiano quando una pericolosa arma segreta cade nelle mani di un gruppo di mercenari.
Doveva essere un film che esaltava le donne come eroine d’azione ma l’idea è rimasta solo in superficie, uno dei tanti elementi del film del regista e co-sceneggiatore Simon Kinberg sprecati. Non c’è molto per queste donne oltre a un paio di tratti caratteriali, e i momenti in cui potrebbero rivelare qualcosa di più profondo o più sostanziale sono fugaci. La fisicità muscolare delle sequenze d’azione – la spina dorsale di qualsiasi film di questo tipo – è insoddisfacente. I movimenti irrazionali della macchina da presa oscurano la coreografia e lo sforzo di costruire gli elaborati inseguimenti e le scene di combattimento, rendendo questi momenti più fastidiosi che eccitanti.
Il blando McGuffin della sceneggiatura di Kinberg e Theresa Rebeck è quanto di più banale si sia visto: un’unità flash contenente una chiave dati che può spegnere le reti elettriche e destabilizzare i mercati finanziari, lanciare armi nucleari e far schiantare aerei e satelliti. Non che sia importante quello che fa – è la cosa che mette in moto la trama – ma lo sviluppo della trama è così amorfo che non si sente mai veramente la minaccia del suo potenziale pericolo.