Ritratto della giovane in fiamme (2019) FRA di Celine Sciamma
Nel 1770, la giovane figlia di una contessa francese sviluppa un’attrazione per Marianne, la pittrice incaricata di dipingere il suo ritratto. Tra le due donne nasce una forte passione.
L’arte come momento di crescita personale, tipico tratto della regista francese Sciamma, e un sentimento di autodeterminazione delle donne sia pure in un contesto storico qual è quello settecentesco, sono il centro di quest’opera acuta. Presentata a Cannes ha ottenuto un grande successo di critica.
Ancora una volta la Sciamma declina il femminile all’interno del momento sociale, alla ricerca della comprensione del proprio corpo e dei propri piaceri, ribelle al ruolo che viene assegnato alle donne dalle convenzioni sociali. Lo sfondo storico serve per confermare lo status di inferiorità che la donna deve ribaltare con la forza, rischiando il proprio destino. Non tutte sono in grado di fare questa scelta. Marianne paga con la solitudine, Hèloise cede al destino che la vedeva o suora o sposa, senza possibilità di fuggire dalla situazione se non attraverso un amore proibito che le permette di avere accesso al piacere, aspetto che non interessa a nessuno darle.
La regista sceglie la via del melodramma per narrare questa storia d’amore impossibile e la filtra attraverso il mito di Orfeo e Euridice che galeotto conduce le due donne nelle braccia dell’altra.
L’attenzione estrema agli elementi pittorici fanno da contraltare al melò dove si fondono la forma e il contenuto. Così si attenuano i lunghi (forse troppo) silenzi che si alternano al gioco di sguardi, di gesti tra le protagoniste. Brave le due attrici che sanno dare anima e corpo ai personaggi.