Radioactive – Una vita alla scienza

Il nostro parere

Radioactive (2019) UK di Marjanne Satrapi

La vita della scienziata Marie Curie, due volte premio Nobel, che ha cambiato il mondo con le sue brillanti scoperte, salendo in cattedra in una società dominata dal potere maschile.

La biografia della più importante scienziata del ventesimo secolo è raffigurata all’interno di una riflessione attraverso i decenni e lo sviluppo delle sue invenzioni scientifiche, mostrato attraverso dei flash forward, spostamenti temporali che rimandano all’uso della bomba atomica su Hiroshima, gli esperimenti atomici, nonchè il disastro nucleare di Chernobyl. Questi eventi drammatici e sconvolgenti intervallano le tappe della vita di Marie Curie.

Il marito Pierre e tutti gli altri personaggi rimangono sullo sfondo, come sfuocati dall’impetuoso donarsi della donna, totalmente concentrata sul suo lavoro, quasi incapace di normali relazioni umane. Quasi come fosse un inno al femminismo, il personaggio di Marie incarna in sè la inderogabile necessità della donna di essere considerata in un contesto che, invece, tende a reprimere.

L’interpretazione di Rosamund Pike è ambiziosa ed appassionata. Tutto viene centrato su di lei e sul vissuto intimo della scienziata, svuotando in un certo senso le sue invenzioni. Ci sono i riferimenti all’uso che di queste è stato fatto successivamente ma resta difficile da comprendere cosa c’entri con la biografia della donna.

Il film procede su questi canali paralleli che non si incontrano. I dubbi che tormentano la Curie sono forse una forzatura, un’interpretazione fin troppo libera di quello che ha vissuto. I toni quindi si raffreddano e l’intreccio si scioglie in modo abbastanza anonimo. La Satrapi non convince del tutto.

 

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