Quo vadis

Il nostro parere

Quo Vadis (1951) USA di Mervyn Le Roy


Un nobile romano, Marco Vinicio, di ritorno da una vittoriosa campagna militare, e innamorato di una donna cristiana, si attira le ire di Nerone. Sullo sfondo le congiure senatoriali e un ritratto dell’imperatore romano dell’incendio di Roma


Le prime due ore del film passano velocemente, grazie a dialoghi a tratti divertenti che mantengono l’interesse dello spettatore, ma sono davvero poca roba, con dialoghi tronfi e didascalici che annoiano evidenziando i tanti anni trascorsi. Lo spettatore ha raramente l’opportunità di giudicare o analizzare i personaggi, poiché questi spesso si analizzano da soli. Ad esempio, Petronio dichiara di essere un cinico egoista privo del coraggio di agire, un commento che suona eccessivamente teatrale.

Fortunatamente, l’interpretazione di Peter Ustinov nei panni dell’imperatore Nerone offre grande sollievo. Il suo Nerone, leggermente effeminato, tende a presentare regolarmente orribili canzoni o poesie, circondato da adulatori che lo elogiano incessantemente. È molto divertente da vedere, un vero ” queen drama “, che arriva persino a raccogliere e conservare le sue lacrime. Spesso si comporta come un bambino piccolo, il che è estremamente bizzarro e pericoloso per un uomo di tale potere. Se preso realisticamente, questo è un pensiero agghiacciante.

L’ultimo atto di ‘Quo Vadis’ compensa con una grande dose di dinamica e spettacolo: Roma brucia, i cristiani vengono incolpati e sacrificati, e le battaglie con i leoni e i tori nell’arena forniscono la tensione necessaria. Il film, naturalmente, rimane una grande pubblicità per il cristianesimo e il legame della fede con lo stato. “Quo Vadis” appare perciò datato.

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