Notre dame (1939) USA di William Dieterle
Nella Parigi del quindicesimo secolo, la gitana Esmeralda è amata da tre uomini: un avventuroso capitano, un romantico poeta, un giudice passionale. Tuttavia, solo il campanaro Quasimodo può salvarla dalla rovina.
La migliore e, certamente, più famosa versione del romanzo di Victor Hugo con uno splendido Laughton ed una sensuale O’Hara. Esempio di kolossal con l’uso di oltre 3.000 comparse per le scene di folla, presenta una fotografia sontuosa e suggestiva che si ispira ai quadri di Bruegel. Oggi il trucco di Laughton appare eccessivo e caricaturale ma nonostante questo, l’attore è stato capace di dare anima al personaggio. In questo senso ha supplito alla sceneggiatura che lo ha trascurato nella costruzione del personaggio.
Dieterle propone un campionario di oscurantismo e razzismo che assume maggiore valore se si considera l’anno di uscita del film, ovvero il nefasto 1939 che segna l’inizio della guerra e dell’aggressione nazista. Le origini ebraiche di Dieterle, emigrato dalla Germania nel 1930, sottolineano ulteriormente la sua necessità di condannare il fanatismo, la violenza e l’odio razziale quando sono coperti dalla menzogna dello stato etico.
Sia pure un po’ nascoste nella ricostruzione storica, queste tematiche sono espresse con decisione e danno risalto ai contenuti dell’opera. Il gobbo di Notre Dame rimane un film fresco, emotivamente risonante e potente dove, in un periodo di paura legata alla guerra sono stati rifilati gli eccessi grand guignol del romanzo e imposto il finale agrodolce di Hollywood: per dare una speranza al pubblico.