Mean girls

Il nostro parere

Mean girls (2024) USA di Samantha Jayne, Arturo Perez Jr.


Candy è cresciuta in Africa ed è sicura di potersela cavare in ogni situazione. A convincerla del contrario saranno le sue nuove sprezzanti, superficiali e vanitose compagne di liceo.


“Mean girls” è stato uno dei film più iconici per la generazione di adolescenti americani degli anni 2000 in tutto il mondo. Tanto che, ancora oggi, il 3 ottobre è consacrato come il “Mean Girls Day” e i social media si riempiono di rosa e di immagini del famoso fotogramma in cui si fa riferimento a quella data.

Dopo l’uscita della commedia, nel 2017 è stato realizzato un musical che è passato per Broadway e ha avuto una tournée negli Stati Uniti. Questo musical conta sulla composizione di Jeff Richmond (Unbreakable Kimmy Schmidt, Saturday Night Live), testi di Nell Benjamin (Una bionda molto legale) e sceneggiatura di Tina Fey (Unbreakable Kimmy Schmidt, Saturday Night Live), che era già sceneggiatrice del film del 2004. L’adattamento del 2024 si basa su questa versione musicale dell’opera e vede la partecipazione delle stesse tre celebrità.

La melodia conferisce un dinamismo inaspettato a “Mean girls”, riuscendo a far avanzare la trama in modo semplice ma fondato. Si introducono temi importanti e argomenti che rendono il film piacevole e divertente attraverso musica e danza.

Fin dall’inizio, ci viene rivelato ciò che vedremo senza alcun imbarazzo. Traducendo letteralmente il testo della canzone che apre il film: è un racconto con una morale su paura, lussuria e orgoglio. Ma fino a dove arriveresti per essere popolare e attraente? Resisteresti alla tentazione? Essere cattivi è più facile che essere buoni. E anche se essere cattivi può portarti lontano, forse ti farà riflettere due volte. È un racconto con una morale sulla corruzione e il tradimento. Non puoi comprare l’integrità al centro commerciale, non è in saldo.

Tutto ciò che conoscevamo dal film originale del 2004 viene adattato al 2024 in “Mean girls”, rendendo la critica intrinseca nella sceneggiatura influenzata dai social media — specialmente TikTok e la cultura degli influencer — così come dai movimenti femministi e reazionari che predominano nella gioventù attuale.

Angourie Rice (saga Spiderman) come Cady è una scelta eccellente. Rice abbraccia il significato di innocenza e riesce a invertirlo quando necessario. Inoltre, Reneé Rapp (La vita sessuale delle universitarie), che aveva già interpretato il ruolo di Regina George in alcune performance del musical, aggiorna la diva e la incattivisce in modo iconico come merita.

In una scena particolare, la prima volta che Cady entra in casa di Regina, spiccano due quadri dietro di lei. Sono due pillole, una rossa e una blu. È un chiaro riferimento a Matrix e alla scelta tra vita e verità, nel momento in cui la protagonista deve decidere se unirsi alle Plastics senza farsi trascinare da loro o immergersi completamente nel gruppo e sperimentare l’esperienza.

Anche se Cady si inclina verso una delle scelte, penso che il finale di “Mean girls” rappresenti una terza opzione. Il film promuove il pensiero che le cose non sono necessariamente bianche o nere, ma che esiste una scala di grigi in mezzo. La terza pillola è lei stessa, situata al centro, ed è quella che finisce per scegliere.

“Mean girls” (2024) smitizza lo stereotipo e lo generalizza, spiegando che c’è un po’ di tutto in ogni persona. Che tutte le donne, in quanto esseri umani, possono comportarsi bene o male in determinate occasioni. E che non per questo devono essere incasellate in un titolo o in una narrativa che non le soddisfa completamente.

Tuttavia, per quanto musicalmente piacevole, non ci sono vette né scelte che escono dalla solidissima professionalità.

 

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