Mea maxima culpa. Le colpe della chiesa

Il nostro parere

Mea Maxima culpa: silenzio nella casa di Dio (2012) USA di Alex Gibney

Il documentario è una preziosa risorsa, confinata spessissimo nei meandri della cinematografia, negli spazi alternativi, nei ritagli dei palinsesti. La nascita di tante reti tematiche e l’avvento di internet hanno dato nuova linfa al genere e, soprattutto, una sempre maggiore visibilità quando le tematiche sono cogenti e toccano nervi scoperti della società. L’Oscar vinto da Spotlight ha molto in comune con questo prezioso lavoro svolto da Alex Gibney.

Gibney, vincitore anche un Oscar nella categoria, lavora da sempre su tematiche scomode. Ha tracciato recentemente un ritratto anomalo di Steve Jobs, ha scoperchiato il sistema di doping e potere legato a Lance Armstrong, ha attaccato il governo americano sulla violazione dei diritti umani del dopo 11 settembre, ha smascherato le truffe e gli abusi della Enron, una delle più potenti multinazionali del mondo.

In questa circostanza il regista parte dalla denuncia di alcuni ex alunni sordomuti di un istituto per audiolesi nel Wisconsin, tutti abusati dal sacerdote Lawrence Murphy cui erano affidati. Dalla odiosa descrizione dei comportamenti del sacerdote pedofilo (accusato di aver violentato 200 bambini nel corso degli anni), si cerca di definire il quadro di collusioni, protezioni, omertà che la chiesa ha eretto intorno a questi casi, documentando in modo quasi inoppugnabile il tentativo di negare le responsabilità emerse.

Come molto cinema documentaristico, anche questo è un film a tema, fortemente condizionato dalla percezione che l’autore ha degli avvenimenti, orientato nel taglio del montaggio verso la condanna senza appello della chiesa, ma la serie di dichiarazioni, di testimonianze, di eventi narrati rafforzano senza tanti se e tanti ma la convinzione nello spettatore che si è trattato di una mostruosa macchinazione per coprire le colpe di alcuni predatori sessuali disgustosi ed ignobili. La certezza che essi nutrono di aver rispettato la parola del proprio Dio rende ancora più odiosi i personaggi, le protezioni di cui hanno goduto.

Gibney tira in ballo il Vaticano, papa Benedetto XVI, per il ruolo che ricopriva prima di accedere al santo soglio, i cardinali più potenti della curia, ovvero Tarcisio Bertone e Angelo Sodano. Senza timore (in Italia si potrebbe fare la stessa cosa? Ne dubitiamo e lo stesso documentario conferma citando un episodio analogo a Verona) affonda il coltello nella piaga dell’intoccabilità della chiesa che nega l’esistenza del fenomeno, relegandolo a pochi isolati casi, discrimina e rifiuta l’omosessualità di molti, reprime e opprime la verità per autoassolversi. Qua non ci sono sconti.

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