Marcello Mio

Il nostro parere

Marcello Mio (2023) FRA di Christophe Honorè


Chiara Mastroianni, circondata da ogni parte dalla figura del padre, decide di riportarlo in vita attraverso di lei. Si fa chiamare Marcello, si veste come lui e insiste sul fatto che d’ora in poi sarà vista come un attore.


“Marcello Mio”, il nuovo film di Christophe Honoré, si apre con una scena intrigante in cui la regista Nicole Garcia chiede a Chiara Mastroianni di interpretare una scena « più Mastroianni che Deneuve ». Questa osservazione suscita in Chiara un turbamento, poiché suo padre, il leggendario Marcello Mastroianni, le appare in sogno da un po’ di tempo. Da questo spunto, la protagonista decide di vestire i panni di suo padre, rievocando il suo look e riprendendo, quasi senza rendersene conto, scene iconiche dei film del grande attore.

Il film si presenta come un omaggio, un gioco di nostalgia o semplicemente l’espressione di un amore filiale? È probabile che Honoré abbia voluto racchiudere un po’ di tutto questo nella sua opera. La commistione di vita reale e immaginazione è palpabile e affascinante, ma il risultato finale lascia qualche interrogativo.

Se da un lato “Marcello Mio” riesce a coinvolgere con il suo mix di sogni e ricordi, dall’altro, la sensazione è che il regista inseguendo l’ombra di Fellini, invece di abbracciare appieno l’essenza di Mastroianni, faccia fatica a dare una vera sostanza al racconto. A tratti, sembra che Honoré si perda nella ricerca di un’interpretazione che risuoni più con il maestro romagnolo piuttosto che con l’unicità di suo padre. Da applausi Fabrice Luchini.

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