L’umiliazione (2014) USA di Barry Levinson
Simon Axler è un famoso attore di teatro che cade in depressione e tenta il suicidio quando perde improvvisamente e inspiegabilmente il dono della recitazione. Nel tentativo di ritrovare la sua forza vitale, instaura una relazione con una donna omosessuale molto più giovane di lui. In breve tempo la relazione tra i due genera il caos, specialmente quando persone che appartenevano al passato della coppia ricompaiono nelle loro vite.
Tradurre sullo schermo la scrittura di Philip Roth è compito quasi impossibile, titanico. Ci prova, con poco successo, il grande Barry Levinson che porta sullo schermo il trentesimo e ultimo romanzo dello scrittore americano. Il film si perde rapidamente, nonostante il cast stellare utilizzato, per la verità, quasi esclusivamente in brevi apparizioni, visioni potenti ma transitorie.
La trama, persa nelle allucinazioni del protagonista alternata a momenti di lucidità, sfugge come lo stile del regista che si presta al talento attoriale di Pacino lasciandolo sostanzialmente libero di sperimentare ma all’interno di un quadro caotico. Non siamo nel teatro specchio del documentario dello stesso attore Riccardo III – Un uomo, un re, ma sembra di esserlo perchè sembra esssere lo spazio di Pacino per riflettere sul mestiere di attore e sull’età che avanza.
Poteva essere una prova maiuscola, invece sono solo momenti di brillante recitazione.