L’ultimo Vermeer (2019) USA di Dan Friedkin
Alla fine della seconda guerra mondiale, il soldato Piller indaga su Han van Meegeren, un pittore olandese accusato di collaborare con i nazisti. Le prove indicano che è colpevole, ma il soldato è convinto che l’artista sia innocente.
Biopic interessante come spunto che ricorda vagamente un capolavoro di Orson Welles (F for fake) nelle tematiche. Il confronto fa però sbiadire impietosamente questo polpettone melodrammatico che esagera in ogni suo aspetto mancando sia nella definizione storica sia nei personaggi che risultano grigi.
La sceneggiatura invece di puntare sul concetto di vero o falso, sulla duplicità umana, sulla complessità punta su elementi semplici e banali. I tormenti amorosi, la transizione dopo la guerra, il collaborazionismo sono tutti elementi che si perdono in una ricostruzione zoppicante e inutilmente retorica. Il personaggio di Bang perde ogni senso verso la metà dell’opera, la sua ossessione risulta incomprensibile.