L’ultima preda (1950) USA di Rudolph Matè
Il tenente William Calhoun della polizia ferroviaria, mentre è in servizio viene avvicinato da una passeggera atterrita, testimone di un rapimento da parte di due malfattori a bordo della carrozza su cui viaggiava.
Matè era uno specialista dei noir, li sapeva condurre con perizia mantenendo alta la suspence in modo avvincente. La trama si basa un po’ troppo su coincidenze che spingono un po’ troppo oltre la credulità, ma il film è anche affascinante per alcuni dei suoi colpi di scena. Una delle cose più interessanti dell’opera è la sua assoluta cattiveria. I cattivi, come ci si potrebbe aspettare, sono spietati e crudeli (in particolare il riuscito vilain di Lyle Bettger); ma la polizia di solito non appare così brutale, spietata e cinica.
Il regista non si preoccupa di mettere in discussione la moralità coinvolta, ma semplicemente la presenta come un fatto e lascia allo spettatore decidere cosa ne pensa. Matè fa un lavoro eccellente, ma spiccano, tra tutte, la scena del magazzino e la sequenza del tunnel elettrificato. William Holden è al top della forma, dando una dimensione al suo ruolo, e Nancy Olson è quasi angelica. La certezza sta in Fitzgerald che da spessore a tutte le scene in cui appare.