Lui è tornato (2015) GER di David Wnendt
Il 23 ottobre 2014 Hitler torna in vita. Come accade, è poco importante. E’ importante che, l’uomo, dopo un momento di stupore, comincia a guardarsi intorno. Grazie ad un operatore televisivo che cerca uno scoop per farsi riassumere, Hitler impara a padroneggiare la televisione ed i social network. Nessuno crede che sia lui, anzi tendono a prenderlo poco sul serio, mentre la sua figura prende piede, fama e popolarità.
Girato in uno stile misto tra fiction e mockumentary, il film presenta insospettabili risvolti sociologici ed una potenza nella riflessione del male incistato in ognuno di noi, da lasciare stupefatti. La prima parte è, infatti, pensata come un documentario. L’attore principale (uno sbalorditivo Oliver Masucci) ha improvvisato molte scene in mezzo alla gente intervistando, facendo parlare la “pancia” del paese. Particolarmente riuscita l’incursione nel partito Neonazista con l’intervista al segretario nazionale, incapace di reagire ad una cosa che non sapeva se definire scherzo o forzatura da cavalcare. La loro figura imbelle rafforza la distruttiva potenza del linguaggio nazista, la forza conturbante del razzismo strisciante, dell’odio sociale, la passione morbosa per la violenza e la sopraffazione. E’ solo in Germania? Certamente no.
Oliver Masucci si è mimetizzato perfettamente in Hitler, ne ha incarnato lo spirito, le movenze dopo un duro training di studio e applicazione, ne ha espresso il fascino malvagio dimostrando che è ancora attuale, che i rischi del nazismo sono ancora presenti, vitali. Il regista Wnendt, sconosciuto fino ad oggi fuori dalla patria, è una rivelazione nell’equilibrato pedinamento del protagonista, al servizio dell’inquietante sospetto che Hitler, come dice nel finale, sia davvero parte di noi.