L’ospite inatteso (2007) USA di Tom McCarthy
Si è molto parlato di questo film poiché è la classica opera indipendente americana che vira dal solito prodotto hollywoodiano affrontando tematiche intimiste e originali.
Anche questa volta non possiamo essere delusi. E’ un film minimale ma intenso e simbolico. Il protagonista è il simbolo dell’america post 11 settembre: non ha elaborato il dolore, vive nell’indolenza che gli fa dimenticare la propria umanità, il senso della libertà e del rispetto degli altri. Finge di vivere, ma in realtà è rimasto al passato e si rifiuta di guardare cosa è diventata la sua nazione. Abita a New York, ma non è mai entrato nella statua della libertà, metafora della negazione e limitazione dei diritti umani nell’era bushiana.
Un incontro con un clandestino siriano, poi espulso in modo disumano, gli fa riscoprire la propria identità, lo fa sentire di nuovo, dopo tanto tempo, vivo.
Gli attori si muovono giocando sul sottotono, evitando ogni forma di esibizione nell’impianto recitativo. Basta la sceneggiatura e la vicenda per suscitare indignazione e sdegno. Chissà se basterà il suono del tamburo di Walter a ridestare il mondo.