Lolo. giù le mani da mia madre (2015) di Julie Delpy
Violette, 45enne divorziata, si innamora di Jean-Renè. Lo fa entrare in casa sperando che leghi con il figlio Lolo. Non sospetta che il ragazzo è uno psicopatico, capace delle peggiori nefandezze pur di allontanare gli spasimanti della madre. Quando Jean Renè scopre che tutti i suoi guai sono causati da un bamboccio viziato e possessivo, trabocca dalla rabbia senza riuscire a convincere la compagna della sua innocenza.
La commedia feroce sulla Generazione Tanguy si trasforma rapidamente in una lista di azioni sconce di un ragazzo viziato, insopportabile e odioso. Il personaggio è talmente azzeccato, orribile che incide pesantemente sull’accettazione del film. Accentra così pesantemente su di sé l’odio dello spettatore da inficiare l’effetto comico che dovrebbe suscitare. La regia della Delpy è abbastanza inutile. La sceneggiatura è interessante sulla carta ma nella sua attuazione pratica è sostanzialmente noiosa.