L’estate addosso (2016) ITA di Gabriele Muccino
L’estate di due ragazzi negli States si trasforma nel classico percorso di vita attraverso cui Marco e Maria diventano adulti. Lui si innamora di lei che, inevitabilmente, ama un altro. La variazione sta nel fatto che l’altro è gay e, quindi, non può ricambiare il sentimento che Maria prova. Tutto perfettamente imperfetto, tanto per citare il film, e di imperfezioni ce ne sono in quantità industriali a partire dalla frenetica manovra della macchina da presa e i dialoghi affettati e affrettati.
Si varia perciò dalla cartolina degli states dove prevalgono colori fiammeggianti e caldi ma, diciamolo, da trailer turistico alla corsa affannata dell’operatore che deve necessariamente cambiare inquadratura ogni tre secondi. Il perché non si sa se non che è tipico del cinema mucciniano accumulare inquadrature, tagli, movimenti un po’ alla cazzo, per dare la sensazione di essere autoriale. Ma l’autore non usa i virtuosismi fini a se stessi senza mettere qualità nell’immagine e nella sceneggiatura.
Chi sa insegna che non si può costruire un film solo di scene madri perché si svuota di significato ogni momento. Muccino non lo sa e crede, forse, che esagerare sia cool. Invece è solo sbagliato e la gioventù che rappresenta è l’immagine immaginata di ciò che secondo lui è il giovane ricco, viziato e fintamente snob della borghesia romana.