L’albero del vicino (2019) ISL di Hafsteinn Gunnar Sigurðsson
Un uomo viene gradualmente coinvolto nella disputa tra i suoi genitori e vicini di casa che verte attorno a un albero. Quella che inizia come una discussione garbata degenera in una spirale di aggressività e violenza senza precedenti.
Una discesa agli inferi nello spazio di un giardino. In una serie di eventi che precipitano nel tragico, troviamo Atli che viene cacciato di casa perchè la moglie scopre che si masturba guardando un video in cui fa sesso con la sua ex. Si tratta di un video vecchio, prima del suo matrimonio, ma la donna non perdona e in un attimo Atli si trova fuori di casa, denunciato e privato dalla figlia. Tornato dai genitori comincia a percepire l’abisso di follia in cui è caduta la madre.
Questa sequela di disgrazie è mostrato con una fotografia fredda ed un regia quasi asettica, impersonale. I colori spenti e freddi, gli ambienti essenziali, le linee geometriche dei luoghi spogli e angoscianti sono il portato complessivo di un’opera che penetra nella pelle e inquieta per il vuoto esistenziale che vi è dietro l’apparente benessere.
E’ evidente he Sigurosson non ha fiducia nell’umanità. Nessuno dei personaggi ha un ruolo positivo ma vive di menzogne e violenze, portando dentro di sè una disperazione che emerge improvvisamente. Tutti sono insoddisfatti, crudeli e egoisti e il regista non appare ottimista sul futuro: l’uomo si distruggerà.