La vita è meravigliosa (1946) USA di Frank Capra
George Bailey ha sempre dovuto anteporre le esigenze degli altri alle sue. Ha rinunciato all’università per salvare l’azienda del padre dopo la sua morte. Non ha potuto viaggiare perché il fratello potesse fare la sua vita. Non ha mai fatto ciò che sognava. Però ha trovato una splendida moglie e avuto dei bellissimi figli. Ha tanti amici ed è apprezzato da tutti. Eppure quando lo zio perde dei soldi e lui rischia la prigione anche per colpa del malvagio signor Potter, gli sembra che nulla abbia valore e desidera non essere mai nato. Arriva Clarence, il suo angelo custode, che esaudisce il suo desiderio. George dapprima non ci crede e va incontro a quelli che crede essere suoi amici. Nessuno, però, lo riconosce; la sua città è triste, sporca, disperata. Le persone che lui ha amato infelici e sole. Che fare allora? Ritornare al presente e affrontare la prigione?
Capra ha diretto la sua più importante opera trasportato da una vena ispirata e magica che ne fa un prodotto complesso e problematico. L’ottimismo di facciata nasconde anche una riflessione sui rischi della società americana (peraltro presente in tutta la sua produzione), un’angosciante osservazione sul male impunito che continua ad angariare i poveri, una preoccupata dimostrazione della possibile caduta dei valori umani. Tuttavia, questo film ha un suo posto nel firmamento del cinema non solo per la bravura degli interpreti ma soprattutto per la perfetta armonia in cui si muove ogni componente(attori, regista, sceneggiatura ecc. ecc.).