La vita davanti a sè (2020) ITA di Edoardo Ponti
Madame Rosa, ex prostituta, è un’anziana ebrea sopravvissuta all’Olocausto che ospita bambini figli di prostitute nella propria casa. Su insistente richiesta da parte del suo fidato medico dottor Cohen, Rosa ospita Momò, un turbolento bambino, orfano e di origine senegalese.
Il ritorno davanti alla macchina da presa della Loren dopo 11 anni, eccettuato la partecipazione ad una serie tv, seguendo il figlio regista che l’aveva già diretta in un cortometraggio del 2013. Ponti trasferisce il libro di Romain Gary nella Bari di oggi narrando una storia che parla di tolleranza e comprensione.
Il ruolo della Loren è di gestire questa casa di outsider che troveranno il modo di unirsi per il riscatto finale. L’unico strumento è attraversare il dolore, perdonare se stessi per accettare la vita e viverla fino in fondo. Il legame tra lei ed il bambino trova la sua inevitabile conclusione in modo abbastanza scontato per via di una sceneggiatura prevedibile che non riesce a creare l’emotività necessaria per commuovere fino in fondo.
Il tema dell’emarginazione è affrontato da Ponti con sincerità e coraggio, ma il messaggio arriva con tono didascalico e poco efficace nonostante la presenza magnetica della Loren e la naturalezza recitativa di Abril Zamora.