Il fiume rosso (1948) USA di Howard Hawks
Avendo bisogno di soldi dopo la Guerra Civile, un uomo e il figlio adottivo conducono una mandria di bovini nel Missouri per ottenere un guadagno migliore, ma il vecchio eccentrico e il ragazzo cominciano a discutere lungo il tragitto.
Di Hawks si dice che abbia fatto tutti i generi e li abbia fatti raggiungendo sempre il massimo livello. Così è per quest’opera che affronta il western con tutti i temi tipici del genere, aggiungendo però una complessità ai personaggi di alto spessore. Il contrasto generazionale, l’amicizia virile, la sfida della frontiera contro la natura matrigna e gli indiani (erano ancora cattivi all’epoca) sono presenti in modo completo, aggiungendo una spolverata di romanticismo che connota i due protagonisti.
Tuttavia, Hawks supera il concetto manicheo tra buoni e cattivi, dando più dimensioni ai personaggi. Wayne è notevole nel suo ruolo di capofamiglia cui spetta una responsabilità enorme ma non è da meno Clift, alla sua seconda interpretazione ma già maturo e potente sullo shermo.
Spettacolari e particolarmente complesse le riprese della mandria, realmente portata in giro per l’America e seguita dalla troupe con maestria grazie alla fotografia di Russell Harlan. Straordinaria la scena dell’attraversamento del fiume con la macchina da presa montata sul carro in soggettiva.
Parte del merito va alla sceneggiatura di Borden Chase e Schnee, ma la regia di Hawks conferisce un ritmo maestoso e mai noioso.