La spia del lago (1950) USA di Mitchell Leisen
Un gruppo di agenti dell’U.S. Office of Strategic Services viene inviato nell’Italia occupata dalla Germania durante la seconda guerra mondiale per una missione, ma molti muoiono a causa di un tradimento. Uno dei sopravvissuti, il capitano Webster Carey torna dopo 4 anni ad Orta per scoprire chi ha tradito e ha causato la morte di diversi abitanti del villaggio.
Ambientato in Italia ma girato completamente negli studios, evoca solo le suggestive location italiane per rafforzare un film che è passato da più mani prima di arrivare a Mitchelle Leisen. Leisen porta a termine il compito con diligenza ma si capisce che ha ereditato la patata bollente per ordini di scuderia.
Manca il registro umoristico dei suoi film e, in parte, anche il suo stile. La sceneggiatura risolve in fretta diversi nodi narrativi e il regista non può fare altro che andare di mestiere con serietà e professionalità. Così fa Leisen ma il noir mescolato al melodramma amoroso risente della interpretazione debole dei comprimari.
A parte Ladd, troviamo diversi europei nel cast “italiano” e questo un po’ da fastidio per via dei clichè sulla nostra nazione. A parte alcuni aspetti, però, questa tendenza viene messa ai margini risultando più gradevole.