La favorita (2018) USA di Yorgos Lanthimos
Inghilterra: primi anni del XVIII secolo. La regina Anna è fortemente influenzata dalla duchessa di Marlborough, Lady Sarah, sua amica, amante e confidente. A intromettersi nel rapporto, arriva la cugina di Lady Sarah, Abigail Hill che occupa i gradini in basso della scala sociale dell’epoca. Tuttavia questo non le impedisce di insinuarsi nel rapporto tra le due donne tanto da diventare la confidente più stretta della regina.
Dramma in costume che sembra prendere spunto da due film pilastri del cinema. Da un lato Eva contro Eva, dall’altro il riferimento non può che essere (ed è un complimento) il Barry Lyndon di Kubrick. Se dal primo, infatti, Lanthimos potrebbe essersi ispirato per tratteggiare lo scontro tra le due donne e le dinamiche relazionali dei personaggi, dall’altro si evidenzia un’attenzione all’immagine, una ricostruzione d’ambiente talmene sontuose che ricordano il capolavoro di Kubrick.
Lanthimos padroneggia entrambi gli elementi con una potente messinscena che si ispira alle stesse fonti iconografiche di Kubrick, ovvero Canaletto, Hogarth fino ai maestri olandesi del seicento. L’incedere lento e sontuoso della macchina da presa nelle stanze e nei meandri della mente dei personaggi ha una forza immensa che il regista rafforza siglando spesso le scene con una lente deformata e il grandangolo e con la colonna sonora ricca di musica sacra contemporanea.
Gli elementi della vicenda sono squadernati con eleganza e stile. L’inferno personale delle tre donne è il punto di conclusione del film che svela la loro solitudine e l’incompiutezze delle loro esistenze.