Killer anonymous (2019) UK di Martin Owen
Un gruppo di supporto per assassini incalliti si riunisce regolarmente. I partecipanti agli incontri siedono in una cerchia di fiducia, con cui condividono tutte le loro trasgressioni.
Owen voleva probabilmente fare colpo creando un prodotto pulp che occhieggiasse a Guy Ritchie o a Tarantino. Probabilmente ripercorreva le orme di recenti successi come 7 sconosciuti a El Royale e forse voleva davvero fare un prodotto che elevasse il kitsch ad espressione artistica. Tutte queste intenzioni si scontrano con il nulla prodotto.
La storia è inverosimile, ma questo è perdonabile perchè di natura questo tipo di fiction sono inverosimili. Meno scusabile è la decisione di puntare esclusivamente sulla forma scegliendo gli anni ottanta come riferimento senza valorizzare affatto tutto il lavoro fatto. Del film si ricordano, infatti, i fiotti violentissimi di sangue ma non l’ambiente, i colori, i costumi che si spengono nella gestione della vicenda. Manca poi ogni forma di suspence o di aspettativa, tant’è che i dialoghi forzati e inconcludenti non interessano mai.