Due fratelli, Romolo e Remo, catturati e resi schiavi dai cittadini di Alba Longa, guidano una rivolta delle popolazioni italiche. La nascita di una nuova tribù dal destino glorioso mette i due l’uno contro l’altro.
Alla quarta opera da regista, Matteo Rovere si conferma come autore a tutto tondo, tra i più interessanti dell’ultimo decennio. Ancora giovane (ha solo 37 anni) ha già provato ad esplorare i generi, mostrando una versatilità notevole ed una visione del cinema personale e ambiziosa.
Dopo aver mostrato come si gira un film a fondo sportivo, ha intrapreso la strada dell’epica coniugando spettacolarità a storia. Rovere parte dalla genesi dell’impero Romano sfrondando il mito e portando elementi di realismo. La particolarità è che non c’è alcuna nostalgia dei sandaloni, ma l’ispirazione iconografica affonda più nei wuxia cinesi o nella serialità televisiva (I vichinghi, Trono di spade ecc.) che nel film di carattere storico. Niente riprese estetizzanti alla Brad Pitt in Troy, ma uno scontro tra brutti e cattivi.
Il testo scritto è peraltro di estrema efficacia, salvo qualche passaggio che risulta un po’ forzato, puntando solo sulla relazione tra Romolo e Remo, connotando il rapporto come due diverse modalità di interpretare la realtà. Remo è l’uomo che si erge sopra gli altri facendosi Dio. In effetti, risulta molto più coraggioso e ardito del fratello che resta ottusamente legato agli dei, nonostante sia portatore di un’anima democratica ante litteram.
La riuscita del film sta non solo nella scelta del soggetto ma nella messa in scena che alterna momenti adrenalici ad altri più distesi e nelle scelte di carattere stilistico che danno espressività alle vicende. La fotografia di Daniele Ciprì si basa sulla luce naturale in modo mirabile gettando un’aura di realismo naturalista. I giochi di ombre, la natura selvaggia raffigurata con toni misterici si riflette sui corpi martoriati dei protagonisti tra cui spicca un Alessandro Borghi lanciato nel cinema grazie a ruoli di assoluto spessore. In questo film Borghi è davvero gigantesco, fornendo un’interpretazione che lo pone ai vertici del panorama italiano.