Il grande dittatore. Visionario

Il nostro parere

Il grande dittatore (1940) USA di Charlie Chaplin

Dopo essere rimasto ferito nella Grande Guerra, un barbiere ebreo resta in ospedale per alcuni anni senza memoria, rimanendo all’oscuro dell’ascesa del dittatore Adenoid Hynkel. Quando l’uomo fa ritorno nel quartiere d’origine, rimane sconvolto dai terribili cambiamenti avvenuti ed assieme ad una ragazza coraggiosa, si ribella alle ingiustizie perpetrate dal regime.

Opera immortale che resterà per sempre effigiata nella storia del cinema per ricordare come la risata sia lo sberleffo più eterno che esista. i

Forse oggi appare datato il discorso finale, ma è un’opera di altissimo impegno civile concepita in un momento oscuro della storia, quando pochi potevano avere una visione di questo tipo, mentre i tamburi di guerra percorrevano l’intero mondo.

Chaplin non rinuncia alle sue tipiche caratteristiche di comicità, ma sempre in un quadro di pervasiva tragedia. Il film conta momenti straordinari (il discorso iniziale di Hynkel, il balletto con il mappamondo, l’incontro con Napoloni) ma soprattutto evidenzia un’accorata denuncia nei confronti delle barbarie del nazismo e, in ultima istanza, del potere. Fortemente contrastata fin dalla produzione, la pellicola fu segnata da accuse personali contro il regista. Lo stesso regista, anni dopo, ha rimarcato come la sua ingenua ignoranza non gli aveva fatto supporre la vastità del male hitleriano.

 

Potrebbe piacerti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Email