I villeggianti (2018) FRA di Valeria Bruni Tedeschi
Anna arriva con sua figlia per qualche giorno di vacanza in Costa Azzurra. Tra famiglia, amici e personale di servizio, la donna affronta la sua recente separazione e la scrittura del suo prossimo film.
Quarta regia per la Bruni Tedeschi che pone, ancora una volta, la propria vita al centro della sua narrazione. Che sia una biografia immaginaria, come afferma l’autrice, è poco importante per la densità di riferimenti alla sua vita privata e per la presenza di sua madre e di sua figlia adottiva nel cast. Gli intrecci poi sono numerosi poichè il fidanzato più giovane della protagonista non è solo una copia di Louis Garrel, compagno nella vita della Bruni Tedeschi, ma è interpretato da Scamarcio, partner molto più giovane per molti anni della Golino, scelta per il ruolo della sorella. Se si considera infine che la sorella è Carla Bruni, moglie dell’ex presidente Sarkozy capiamo che la vita della regista è talmente compressa nel film da sembrare impossibile la distinzione tra realtà e fantasia.
D’altro canto così erano stati anche i film precedenti dove le vicende familiari erano centrali. Anche in questo film poi appare la figura del fratello, morto di AIDS nel 2016, la cui perdita rappresenta un momento di svolta nella vita del personaggio, così importante che è il tema del film che sta girando. Insomma, il film nel film. E questa incursione nel metacinema è un debito pensato concesso alla filmografia di Fellini anche se la regista ha sempre individuato come suo riferimento Woody Allen.
I villeggianti è una sorta di commedia umana, una riflessione psicanalitica nel passato dell’autrice che utilizza i toni della commedia per raccontare i propri drammi con una carica di perfida autoironia. Nel carosello di sentimenti contrastanti la regista si osserva e osserva cercando di “far uscire dalla sala con la voglia di vivere”. Non ci è riuscita completamente, ma l’importante è provare ad essere in pace con se stessi.
