Nella migliore tradizione americana anche il Times si rivolge a due critici per fare la classifica dei migliori film del 2020. Nella top ten di Manohla Dargis c’è una grande sorpresa per il cinema italiano.
10. La ragazza d’autunno
Un film russo del 2019 (la classifica considera un film “del 2020” in base al suo arrivo del film negli Stati Uniti) diretto dal 29enne Kantemir Balagov. È ambientato nel 1945 a Leningrado, nell’Unione Sovietica, e ha per protagoniste due donne – un’infermiera e una madre tornata dal fronte e in cerca del figlio – in una città devastata dalla guerra appena terminata ma i cui segni sono ancora tanti e profondi. «Tragico, doloroso e incredibilmente diretto», ha scritto Dargis.
9. The Forty-Year-Old Version
Una commedia scritta, diretta e interpretata da Radha Blank, in cui lei interpreta una versione di se stessa che, a New York, non riuscendo a sfondare nel teatro, prova a fare rap. «C’è la New York di Woody Allen, c’è quella di Spike Lee e ora c’è quella di Radha Blank», ha scritto Dargis, in quello che è senza dubbio un notevole complimento.
8. Colectiv
Un «coinvolgente e a volte scioccante» documentario rumeno diretto da Alexander Nanau, sulle conseguenze, di vario tipo, di un grave incendio del 2015 in un locale di Bucarest, il Colectiv.
7. Mai raramente a volte sempre
Diretto da Eliza Hittman, un film drammatico su un’adolescente della Pennsylvania rurale e sul suo viaggio per riuscire ad abortire.
6. First Cow
Un film di cui si parla molto bene da mesi, ma che ancora non è arrivato in Italia. È basato sul romanzo del 2004 The Half-Life, è ambientato nell’Oregon del Diciannovesimo secolo. Dargis scrive: «è una dolce storia di amicizia maschile, un monito contro il ruvido individualismo». C’è, come da titolo, una mucca: secondo Dargis una mucca «adorabile».
5. Bacurau
È ambientato nel futuro prossimo in Brasile, in un villaggio sperduto e in un’area difficilmente raggiungibile, e parla del lutto degli abitanti della comunità locale in seguito alla morte di colei che era la matriarca, e di una successiva e misteriosa scomparsa del villaggio da ogni mappa. Secondo Dargis è «un esaltante incontro tra più generi, tra l’alto e il basso: divertente, bizzarro, sanguinoso e parecchio politico».
4. American Utopia
Un documentario di Spike Lee su un concerto a Broadway di David Byrne. Dargis suggerisce di cambiarne il titolo in “Spike e David sono qui per portarti via dal 2020”.
3. Gunda
Diretto dal russo Viktor Kossakovsky, un documentario in bianco e nero che segue la vita – la quotidianità, si può dire – di una scrofa, due mucche, e una gallina con una zampa sola. Gunda è il nome della scrofa.
2. City Hall
Un altro documentario: diretto da Frederick Wiseman, uno dei migliori di sempre, quando si parla di documentari. Qualche anno fa era piaciuto molto, anche al New York Times, il suo Ex libris e quest’anno Dargis ha invece apprezzato questo, che «ci porta dentro il municipio di Boston, dove uomini e donne aiutano a far funzionare una città, e la democrazia».
1. Martin Eden
Diretto da Pietro Marcello, è tratto da un omonimo romanzo di Jack London, solo che è ambientato a Napoli anziché a San Francisco e il protagonista è interpretato da Luca Marinelli, premiato al Festival di Venezia con la Coppa Volpi per il miglior attore.