Hotel Artemis (2018) USA di Drew Pearce
Nel 2028, mentre Los Angeles è ormai in preda ad una violenta rivolta, un trafficante d’armi, un assassino francese, dei ladri e un poliziotto ferito si fanno strada verso l’Hotel Artemis, un ospedale privato per soli criminali.
Pearce, sceneggiatore di un certo successo, ce la mette tutta in questo esordio alla regia per creare un futuro distopico credibile dove questo dramma da camera (un po’ estrema come definizione) dovrebbe deflagare in un crescendo di tensione emotiva.
I personaggi sono perciò ben disegnati e funzionali al progetto del regista che converge verso un finale ovviamente iperrealistico, improntato alla più estrema violenza con i giusti tempi e la necessaria costruzione narrativa.
Tuttavia, il progetto ha il fiato corto, sia perchè i personaggi sono più tratteggiati che concreti, aspirando forse più ad una dimensione da graphic novel, piuttosto che da film. Il passato della protagonista accennato con flashback risulta pleonastico e la donna killer sa troppo di già visto, anche se Sophia Boutella è molto intrigante nel ruolo.
Pierce però porta in fondo un film dignitoso, di genere, che ha pochissimo di innovativo e tanto di mestiere, ma che ha il pregio di durare il giusto senza valicare il confine tra divertissement e noioso esibizionismo.