God is a bullet

Il nostro parere

God is a bullet  (2023) USA di Nick Cassavetes


Quando il detective Bob Hightower scopre che la sua ex moglie è stata uccisa e la figlia è stata rapita da una setta satanica, lascia le forze di polizia e si infiltra nella setta per dare la caccia al carismatico leader della setta, Cyrus, con l’aiuto dell’unica vittima donna fuggitiva della setta, Case.


Nick Cassavetes, figlio dei leggendari John Cassavetes e Gena Rowlands, ha cercato a lungo di distinguersi dalle orme dei genitori, ma senza riuscire a trovare una sua voce autentica. Dopo il successo commerciale di melodrammi come Le pagine della nostra vita (2004), sembrava avviato a un percorso diverso con Alpha Dog (2006), un film più crudo e violento che lasciava intravedere potenzialità autoriali. Tuttavia, il fallimento commerciale di quest’ultimo lo riportò indietro, costringendolo a tornare a un cinema di basso profilo.

Con God Is a Bullet, Cassavetes torna a dirigere dopo quasi dieci anni, in quello che sembrava essere un progetto di redenzione personale: una storia di vendetta contro una setta satanica, con un cast di richiamo e una sceneggiatura originale. Purtroppo, il film si rivela una delusione. Nonostante l’intento ambizioso di creare un ritratto crudo della violenza americana, il risultato è un prodotto mediocre, troppo lungo e pieno di cliché. Nikolaj Coster-Waldau fa del suo meglio nel ruolo di un poliziotto trasformato in vendicatore, ma la sceneggiatura e la regia non riescono a sostenerlo. Il film manca della coerenza e della profondità necessarie per essere davvero completo. Da segnalare la presenza fisica di Maika Monroe.

God Is a Bullet è un film che aspira a molto, ma raggiunge poco. Se Cassavetes vuole continuare a contribuire al cinema, dovrà trovare una direzione più chiara e autentica, evitando di perdersi in progetti ambiziosi ma mal realizzati.

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