Gli ingannati (1972) EGY di Tewfik Saleh
Tre rifugiati in Iraq sognano di fuggire dai campi profughi e di attraversare il deserto oltrepassando le frontiere, verso la ricchezza e la prosperità del Kuwait. Ma il sogno diventa un incubo, un tragico gioco al massacro.
Gli ingannati di Tewfik Saleh è un film emblematico del cinema arabo, una potente denuncia contro le ingiustizie politiche, economiche ed esistenziali che ancora affliggono il Medio Oriente. Ambientato negli anni ’60, il film esplora il dramma del popolo palestinese, costretto all’esilio e alla disperazione, attraverso una regia sapiente che utilizza flashback e montaggi per raccontare la storia di tre uomini in cerca di una nuova vita.
Il film si distingue per la sua capacità di creare un’atmosfera di tensione crescente, costruendo gradualmente verso un climax di suspense che tiene lo spettatore con il fiato sospeso. La scelta stilistica di Saleh, caratterizzata da un montaggio audace e da un ritmo incalzante, conferisce alla pellicola una forza visiva ed emotiva rara. Ogni inquadratura e ogni taglio di montaggio sono progettati per coinvolgere lo spettatore, immergendolo nel calore opprimente e nell’angoscia dei protagonisti.
Non è solo una storia di sopravvivenza, ma un potente atto di resistenza artistica che riflette le profonde frustrazioni di un’intera generazione di arabi. Saleh riesce a catturare l’essenza del fallimento del sogno panarabo, mettendo in luce le ipocrisie e le promesse mancate dei leader arabi che hanno affermato di sostenere la causa palestinese.
Nonostante le difficoltà nella conservazione del film, con le copie originali presumibilmente perdute negli archivi siriani, Gli ingannati conserva la sua potenza e la sua rilevanza grazie alla diffusione su piattaforme come YouTube. Il film è un grido di dolore che risuona ancora oggi, un invito a non restare indifferenti di fronte alle sofferenze dei rifugiati e dei popoli in esilio.
Attraverso la sua narrazione, Gli ingannati invita gli spettatori a riflettere non solo sulla storia della Palestina, ma anche su questioni più ampie come l’identità, l’appartenenza e il diritto alla speranza. È un’opera cinematografica essenziale che parla direttamente al cuore, capace di scuotere le coscienze e di lasciare un segno indelebile nella memoria collettiva.
Con la sua intensità emotiva e la sua rilevanza storica, rimane una pietra miliare del cinema mondiale, un’opera da riscoprire e preservare per le generazioni future.