Escobar Il fascino del male (2017) SPA di Fernando Leon De Aranoa
Lo spietato signore della droga Pablo Escobar, istituito il cartello di Medellin, ha ormai un’influenza diretta sulla politica colombiana e corre persino per la presidenza del paese. La giornalista Virginia si innamora di lui ma scopre presto che tutto diventa molto più complesso.
Non è la prima volta che la vita di Escobar è al centro di un’opera filmica. Lo è stato nella serie Narcos e più volte è stato evocato, lambito da altre opere (Barry Seal, Sicario, Blow, Escobar). In ogni occasione è stato mostrato come un uomo dalle molte facce, affascinante e crudele, mostruoso e carismatico. Anche De Aranoa sceglie questa strada mostrandolo attraverso gli occhi di una donna che lo ha amato e seguito (con troppa indulgenza, viene da dire).
De Aranoa, autore del bellissimo I lunedì al sole, si districa nella rivelazione dell’anima di Escobar (da paciosa a paranoica) con partecipazione assumendo però un’attenzione ambigua verso le tensioni populiste di un assassino. Molto più interessante, invece, il disvelamento della sua brutalità. In questo punto, però, diventa anacronistico il personaggio di Virginia. Viene descritta come una donna innamorata, illusa dal fascino macho di un uomo apparentemente votato agli umili. In sostanza, far credere questo al pubblico risulta incomprensibile. Nessuno, infatti, può seriamente abboccare a questa presunta ingenuità.
Gli accenni che il regista fa alla duplicità delle anime dei protagonisti è accennato, lasciato solo alla capacità di discernimento dello spettatore, poco evidenziato. La disomogeneità netta tra l’indagine etica e il racconto storico indebolisce l’impianto generale dell’opera, frana nella semplice violenza senza fornire risposte o insinuare dubbi.