Dunkirk (2017) USA di Christopher Nolan
La narrazione della drammatica evacuazione dell’esercito inglese dalla spiaggia di Dunkerque vista con gli occhi di diversi personaggi: un gruppo di soldati che cerca in ogni modo di salire su una nave che li conduca lontano dalla spiaggia, la lotta di un pilota aereo contro i tedeschi per evitare i bombardamenti alle navi, una famiglia che aiuta con la propria barca la marina a rischio della propria vita.
Nolan abbandona la fantascienza e abbraccia la Storia con la s maiuscola, raccontando le poche giornate che hanno deciso le sorti del Regno Unito nella seconda guerra mondiale. Dopo la disfatta della Francia, l’esercito inglese si trova a Dunkerque, completamente accerchiato. L’unica soluzione è il trasporto via mare con il rischio di essere colpito dalla aviazione tedesca. In 6 giorni oltre trecentomila soldati furono tratti in salvo grazie anche all’aiuto di piccole imbarcazioni private che, a rischio della vita, hanno attraversato la Manica.
Il regista ripartisce la storia in tre parti: il molo, il mare, il cielo. In ognuna individua un personaggio che incarna il momento: gli incontri che questo personaggio farà saranno determinanti. Dall’intreccio che emerge, il microcosmo racconta il macrocosmo. I piccoli eventi delle singole persone ci restituiscono il dramma di quei giorni, la grandezza di quanto stava accadendo. Tutto viene raccontato con la solennità dell’epica ma anche con la misura del dettaglio, senza retorica e senza enfasi. Qua sta la statura dell’opera: non si percepisce l’insieme con la spettacolarità ma solo quando le vicende si concludono, restituendo il quadro complessivo. La storia viene raccontata tramite gli eroi, gli atti leggendari. Nolan, invece, sceglie gli umili combattenti sposando il loro punto di vista che può cogliere solo il contingente fino a che gli altri, gli spettatori, spiegano la loro parte nel gioco. La musica completa il quadro, sottolineando il senso del pericolo incombente, aprendosi solo nel finale a melodie rasserenanti.
Notevoli gli attori, in particolare Tom Hardy che, come al solito, occupa lo spazio filmico in modo completo. Varrà la pena studiare, un giorno o l’altro, la capacità mimetica di questo attore (ancora sottovalutato) di diventare pressochè centrale ovunque partecipi.