Django (1966) ITA di Sergio Corbucci
Riscoperto per tramite di Quentin Tarantino che lo ha citato nel titolo del suo western, il film di Sergio Corbucci si presenta come un buon prodotto medio del periodo. Molto originale l’idea della bara trascinata dal protagonista, elemento che caratterizza immediatamente la pellicola, donandogli una forte identità capace di restare nella mente dello spettatore. Non male anche l’intuizione della mitragliatrice, oggetto poco utilizzato dal genere.
L’intreccio è poi sviluppato in modo abbastanza classico e canonico. Tuttavia Corbucci mostra di conoscere molto bene il prodotto mescolando con intelligenza tematiche riprese da parecchi film, alcune sviluppate in altre pellicole (vedasi la Rivoluzione messicana centrale in Giù la testa che è del 1971).
Franco Nero è abbastanza rigido, ma ha un volto molto espressivo, soprattutto quando contrae la mascella, meno quando parla. Il migliore è, ancora una volta, il cattivo Eduardo Fajardo.
Tarantino ama molto i meccanismi elementari di questi film, ma non si può comunque trasformarli in capolavori. Diverso è il discorso relativo ad Ennio Morricone che rende epiche anche pellicole tutto sommato modeste.