Chi segna vince

Il nostro parere

Chi segna vince (2024) USA di Taika Waititi


La nazionale di calcio delle Samoa Americane, celebre per la sconfitta a 31-0 del 2001 in un torneo FIFA. In vista delle qualificazioni alla Coppa del Mondo, la squadra ingaggia l’anticonformista allenatore in disgrazia Thomas Rongen. Rongen è in crisi, arrabbiato e arriva nell’isola senza alcuna fiducia. Le cose cambieranno…..


“Next Goal Wins” (il titolo originale), diretto da Taika Waititi e co-scritto con Iain Morris, è una commedia calcistica ispirata a eventi reali. Il film segue il classico schema del genere sportivo sui perdenti, risultando prevedibile e piacevolmente familiare. La trama è incentrata su Rongen, interpretato da Michael Fassbender, un alcolizzato depresso che deve affrontare i propri demoni personali mentre cerca di trasformare la squadra. Tuttavia, la caratterizzazione di Rongen è problematica: è un personaggio scontroso e arrogante, difficile da apprezzare nonostante il tentativo di redenzione finale in cui si esplicitano le motivazioni del suo profondo malessere interiore.

Gli altri personaggi, inclusi i giocatori e la comunità locale, sono sviluppati in modo superficiale, quasi folcloristico. Se i ritratti suscitano simpatia istintiva e lo storytelling ci fa passare le Samoa Americane come un paradiso perduto, resta il sospetto che sia una narrazione volutamente ed eccessivamente buonista.

Buonista è anche la raffigurazione di Jaiyah, una giocatrice transgender, che è una figura di rilievo ma viene rappresentata in modo stereotipato e condiscendente. La sceneggiatura cerca di giustificare i comportamenti di Rongen attraverso la sua lotta personale, ma spesso cade nei cliché del genere senza offrire una reale profondità emotiva. Così anche il travaglio interiore di Jaiyah è ridotto a pochi momenti che dovrebbero suscitare un forte pathos e coinvolgimento, mentre si resta emotivamente distaccati.

Il film ha momenti di autoironia, con Waititi che rompe la quarta parete e richiama altri film sportivi, ma questo non basta a elevare la narrazione. La pellicola sembra consapevole dei suoi limiti e gioca con gli stereotipi del genere, senza mai superare realmente le aspettative.

Nonostante i difetti, il film riesce comunque a coinvolgere emotivamente il pubblico nella parte finale, confermando l’indistruttibilità del modello del film sportivo sui perdenti. Le partite di qualificazione giungono alla fine di un processo di identificazione in cui i tanto bistrattati samoani, prendono in mano il loro destino. La parte sportiva è quella quindi l’unica realmente riuscita, pur creando un banale manicheismo tra buoni e cattivi.

La forza del film risiede nel suo formato collaudato, che fa sì che il pubblico tifi per la squadra e si commuova, anche se la realizzazione è solo competente e a tratti irritante.

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