Cetto c’è – Senzadubbiamente (2019) ITA di Giulio Manfredonia
Cetto La Qualunque, dopo le esperienze in politica, si è rifatto una vita in Germania, dove vive da quattro anni assieme alla bella Petra, alla figlia e al fido Pino e, dopo essersi ripreso, decide di continuare a inseguire i suoi deliri monarchici, in cui ormai crede anche lui.
Capitolo conclusivo della “Trilogia du pilu”, questo film rispolvera il personaggio di Cetto adeguandolo ai tempi, esaltando lo spirito di novità (Uno vale uno?) che spirava lo scorso anno, prima che il Coronavirus spazzasse tutto via. Se alle sue prime apparizioni, Cetto era l’anticipazione di una politica squallida e manifestamente corrotta, segnale dei tempi, ora le grottesche affermazioni del personaggio sembrano inseguire l’assurdità del presente, una sbiadita copia della volgarità imperante.
La bravura di Albanese consente di reggere ancora una storia, ma le battute tendono a ripetersi senza sostenere pienamente la narrazione che insegue la cronaca limitandosi allo sberleffo, alla scena riuscita, alla facile ironia sui costumi sociali e sulla volgarità del presente. Se alcune zampate colgono il punto, complessivamente il film cede perchè i momenti non diventano mai uno sguardo.