Blood ties (2013) USA di Guillame Canet
Brooklyn, 1970: nonostante i ripetuti tentativi da parte di un ex detenuto di condurre una vita onesta, le tentazioni provenienti dal mondo del crimine risultano avere la meglio e la relazione fra l’uomo ed il fratello poliziotto raggiunge un drammatico punto di non ritorno.
Canet riporta alla vita gli anni 70 non solo nei costumi, nell’ambientazione e nelle scelte scenografiche ma soprattutto nella luce, nella fotografia, nella qualità dell’immagine che rimanda ai grandi registi dell’epoca in un gioco degli omaggi affascinante e umbratile.
Remake di un film francese in cui lo stesso Canet era interprete, l’opera si sviluppa sui binari del gangster drama partendo dal dualismo dei due fratelli: uno poliziotto, l’altro pregiudicato. Il legame di sangue resta indissolubile anche di fronte alla drammatica scelta che li pone uno di fronte all’altro.
Storia di redenzione, pentimento e caduta, Blood ties è stilisticamente ineccepibile ma troppo lungo e senza un reale pathos pur avendo un cast stellare.