Black Panther (2017) USA di Ryan Coogler
Nel Wakanda, nazione africana, si nasconde agli occhi del mondo un Paese tra i più tecnologicamente avanzati del mondo, grazie alla presenza del vibranio, minerale alieno dalle inimmaginabili potenzialità. Quando T’challa sale sul trono, divenendo così la nuova Pantera Nera che protegge il proprio popolo, intende preservare la tradizione, ma un ritorno inatteso a Wakanda lo obbligherà a rivedere i propri piani.
Un supereroe nero? Di più, molto di più. Black Panther è un vero e proprio filone della blaxpoitation in salsa fantascientifica, un nuovo capostipite per raccontare il popolo nero e le sue vessazioni attraverso la metafora del Wakanda. Il cattivo del film non vuole semplicemente vendicare il proprio dolore inesausto (prima brillante idea) ma rivendica un ruolo per la popolazione di colore predominante, assoluto. Il buono del film vorrebbe difendere solo i propri confini (non sembra una tirata a Trump e al neoisolazionismo americano?), ma comprende che i confini sono un limite mentale, da superare attraverso la semplice distinzione tra i cattivi e gli indifesi. Black Panther deve difendere questi ultimi perchè (seconda brillante idea) non si possono erigere muri, ma solo abbattere le divisioni.
Insomma, questo supereroe monarc,a con venature socialiste, è interessante da seguire. Coogler, 32 anni appena ma talento da vendere, dopo aver resuscitato nientemeno che Rocky dal suo torpore, prende di petto la science fiction e la piega alle rivendicazioni razziali, alla stretta attualità. Da rivedere parecchi dialoghi patinati e un po’ di luoghi comuni buttati random nella trama. Discreto il cast.