Assassin’s creed (2016) USA di Justin Kurzel
Facciamo finta che sia possibile che se i templari (ancora loro???) si pigliano la mela (Adamo oppure Jobs?) trovano il dna del libero arbitrio. Facciamo pure finta che ci sia una setta di assassini che si tramanda di generazione in generazione (in 500 anni ce ne saranno state parecchio….) i geni della ribellione, della forza fisica superomistica e un’unità d’intenti che manco Matrix ce la faceva. E facciamo anche finta che nel 1492 la setta degli assassini ed il sultano di Granada fossero d’accordo nel salvare il mondo dal fanatismo templare peraltro rappresentato da un fraticello senza arte né parte.
In tutto questo, però, le centinaia di agenti (agenti?) al servizio dei templari ammazzati brutalmente che c’entrano? ‘Sti poveri disgraziati vanno al lavoro, timbrano il cartellino, prendono servizio davanti alle celle dei prigionieri e che gli succede? Li squartano, sgozzano, infilano, distruggono, picchiano, esplodono senza ragione alcuna. E loro ci provano pure gusto a farsi ammazzare che si gettano senza ragionare, senza pensare, senza neppure valutare le conseguenze contro questi matti assassini scatenati. Nessuno che fa conto sulla pensione. Possibile?
No, non è possibile. Se in un videogioco la credibilità della storia conta fino ad un certo punto, nella fiction è tutto. E qua non esiste nulla. Sorprende che Kurzel dopo un Macbeth infili una ciofeca del genere. Probabilmente le tasse hanno giocato un ruolo essenziale e non c’è da fare alcuna condanna. Però…..